UNICOOP FIRENZE, BILANCIO 2012: UN DISASTRO ANNUNCIATO

Il bilancio 2012 di Unicoop Firenze si chiude con una perdita di 127 milioni dovuta alle svalutazioni sul disastroso investimento in Monte dei Paschi

Altro dato preoccupante è il calo marcato del prestito sociale che crolla del 10,5% rispetto al 2011 e del 16,4% dal 2010

Unicoop Firenze, alla faccia della trasparenza, si guarda bene dal pubblicare il bilancio on line, cosa che fanno invece altre Coop. Trasparenza tra l’altro decantata ipocritamente nel titolo e nei contenuti dell’articolo dell’inarrivabile Antonio Comerci su l’Informatore Coop, un professionista del pressappochismo finanziario e non.

UNA TRASPARENZA OPACA
Comerci riesce ad essere addirittura involontariamente comico e ci sarebbe da ridere se il bilancio non fosse l’ennesimo disastro, quando scrive: Il Consiglio di Gestione della cooperativa, ha scelto la strada della prudenza e della trasparenza, svalutando di circa 200 milioni le azioni della Banca Monte dei Paschi che abbiamo in portafoglio. La realtà, e Comerci lo sa bene, è che  Unicoop è stata costretta dagli eventi a svalutare le azioni di Mps in portafoglio che aveva iscritto in bilancio ad un prezzo irreale e irripetibile. Lo scandalo di Mps ha avuto proporzioni tali che non si poteva più nascondere l’enorme minusvalenza. I soci allarmati chiedevano spiegazioni, la stessa Unicoop Firenze aveva già ammesso in un comunicato del febbraio scorso la perdita implicita di 200 milioni nella partecipazioni in Mps iscritta – si legge – nel corso del 2012 per un valore di circa 300 milioni e che varrebbe circa un terzo secondo le attuali quotazioni borsistiche. Il comunicato, che potete leggere qui riportato da l’Unità, è in seguito scomparso dal sito di Unicoop Firenze. Sempre in nome della trasparenza, si suppone.

Per rimanere sul tema della trasparenza (che non c’è) ecco un altro piccolo capolavoro. Alla fine di aprile, dall’assemblea dei soci Mps si apprende che Unicoop Firenze detiene in portafoglio altri 111 milioni di azioni di Mps oltre ai 318 milioni, quantitativo fino a qul momento noto. Unicoop avrebbe effettuato l’acquisto nel luglio 2012 senza informare la Consob, né emettere comunicati ufficiali. Tutto nel più assoluto silenzio, in perfetto stile sovietico, ante Glasnost gorbacioviana.

A noi pare evidente che non solo non ci sia trasparenza, ma che questi comportamenti indichino anche un malcelato disprezzo per i soci, in special modo verso i soci prestatori e per chi in Unicoop lavora. I soci prestatori hanno comunque avvertito il problema intensificando la fuga dai libretti già iniziata nel 2011 e di cui parleremo più avanti.

LA SVALUTAZIONE SU MPS PORTA IL BILANCIO IN PERDITA PER 127 MILIONI
Tornando al bilancio, si può evincere il disastro del 2012 da alcuni dati aggregati, quindi molto generici, che la stessa Unicoop Firenze fornisce tramite il noto e già citato giornalino dedicato ai soci, l’Informatore.
Quello del 2012 sarà il terzo bilancio negativo nella storia di Unicoop Firenze (con una perdita di -127 milioni) e il secondo consecutivo. La ragione del pessimo risultato del 2012, come nel 2011 e nel 2008, è dovuta alla gestione finanziaria e quest’anno (come nel 2008) per la svalutazione della partecipazione in Mps, che pesa per 197,9 milioni. Nel 2008 la svalutazione su azioni Mps fu di 189 milioni.

LA FUGA DAI LIBRETTI UNICOOP
Altra nota estremamente negativa e indubbiamente legata alla eco prodotta dal caso Mps, è rappresentata dal dato sul prestito sociale che tracolla da quota 2,627 miliardi a 2,352 con una fuga impressionante dai libretti di Unicoop Firenze per circa 275 milioni, che significa una fuoriuscita del 10,5% rispetto al bilancio precedente. Si noti che il flusso in uscita dal prestito sociale era già in atto dal 2011. Infatti nel bilancio 2010 l’ammontare del prestito era di ben 2,815 miliardi, registrando quindi già una flessione del 6,7% nell’anno successivo. Il crollo è di oltre il 16,4% in due anni. E’ naturale che la crisi abbia portato i risparmiatori in genere e quindi anche i soci, ad intaccare i propri risparmi. Le dimensioni sono però tali che sarebbe davvero ingenuo non collegarle alla vicenda Mps e l’andamento del prestito è un indicatore importante della fiducia che i soci ripongono nella cooperativa. Se facciamo un confronto con le altre grandi Coop vedremo che la flessione è generalmente assai più contenuta. Ad esempio il prestito sociale in Coop Adriatica flette del 4,3%.

CONCLUSIONI
E’ del tutto evidente che con questi numeri qualsiasi manager di un’azienda seria sarebbe costretto alle dimissioni. Il nostro pensiero è che il disastro non abbia nessuna attenuante a meno che non si voglia ascrivere l’incompetenza manifesta come giustificazione. Dovrebbero quindi rassegnare le dimissioni i componenti del Consiglio di Gestione, da Golfredo Biancalani a seguire e il Consiglio di Sorveglianza, che evidentemente ha della sorveglianza un concetto del tutto originale. Il presidente del Consiglio di Sorveglianza è Turiddo Campaini, 73 anni, 40 dei quali passati come Presidente di Unicoop Firenze. Crediamo sia il tempo di voltare pagina.

MONDO COOP: LA TOSCANA E L’EMILIA, MODELLI CONTRO. E RENZI SI SCHIERA CON GLI EMILIANI

Un interessante articolo del Corriere Fiorentino sull’annosa diatriba tra Coop toscane ed emiliane

L’endorsement di Renzi a favore delle Coop emiliane e l’attacco al Presidente di Unicoop Firenze, Campaini

Come stanno le cose, propaganda a parte

L’articolo del Corriere Fiorentino di seguito pubblicato, prende spunto dal recente endorsement di Matteo Renzi a favore delle “più dinamiche” Coop Emiliane, attaccando Unicoop Firenze che considera meno innovativa, partendo da un’evidenza anagrafica: lo storico Presidente Turiddo Campaini, classe 1940, ricopre la carica dal 1973, dai tempi di Nixon, come sottolinea ironicamente il sindaco fiorentino.

Le dichiarazioni aggressive di Renzi sono in buona parte strumentali, come anche nell’articolo si specifica e prevalentemente riconducibili ad un interesse nel cercare appoggi ne PD emiliano e facilitare un dialogo con Unipol, controllata attraverso Finsoe Spa dalle Coop emiliane, che rilevando Fondiaria-Sai, è proprietaria della famigerata area di Castello a Firenze.
In realtà le schermaglie tra Campaini e Renzi hanno alcuni precedenti. Sicuramente il Sindaco non avrà apprezzato la dichiarazione del presidente di Unicoop Firenze che nel settembre 2012 aveva dichiarato di sentirsi distante dalle primarie del centrosinistra e ancor piu distante dalla candidatura del sindaco Matteo Renzi. Certamente da Renzi lo dividono molte cose, meno credibile è che Unicoop Firenze e Campaini siano distanti da quello che succede nel Pd, tanto che c’è chi titola che Matteo Renzi attacca le Coop (in realtà Unicoop) per colpire Bersani
Un altro elemento di attrito fu quando Renzi concesse nel 2010 l’apertura ai negozi del centro per il 1° maggio, ben prima della liberalizzazione sulle aperture festive del decreto Salva Italia di Monti. Lo scontro poi salì d’intensità, quando alle aperture festive si oppose il Presidente della Toscana, Enrico Rossi. Anche Campaini è da sempre schierato per una regolamentazione delle aperture festive e domenicali, ma con argomentazioni che a noi non convincono del tutto

L’altro argomento utilizzato da Renzi contro Campaini è la disastrosa partecipazione di Unicoop Firenze in MPS (2,7%) che con gli scandali che hanno coinvolto l’istituto senese è sempre meno difendibile. Renzi qui va giù duro: Non tocca a me entrare nel merito dei clamorosi errori di quel gruppo dirigente. Ma credo che l’operazione Mps, molto discutibile, non sia stata indolore per i risparmiatori e per i soci Unicoop. Se fossi un socio Coop, qualche domanda me la farei (intervista a La Nazione del 31 marzo scorso).

Il sindaco tocca tra l’altro un tasto molto sensibile per Unicoop Firenze e le Coop in genere: quello del prestito sociale. Unicoop Firenze e Campaini in primis, sono notoriamente silenziosi quando si tratta questo argomento e sono rimasti silenti in piena bufera MPS, anche se le circostanze sembravano indicare necessaria una presa di posizione, tanto che ci hanno spinto a scrivere che la Coop fiorentina avrebbe dovuto rassicurare i propri soci. Alla fine il Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze è stato costretto ad emettere un comunicato stampa in seguito ad un incisivo articolo di Giuseppe Oddo su il Sole 24 Ore. Abbiamo dovuto mettere il link del comunicato stampa di Unicoop alla pagina Cgil, non per qualche malizia, ma perché sulla pagina ufficiale di Unicoop Firenze, il comunicato è scomparso.

A Renzi però ricordiamo che la ruota gira, e se lui ora ritiene che le Coop emiliane siano tutta un’altra categoria rispetto ad Unicoop Firenze, per sua conoscenza, nonché per onestà intellettuale, vale la pena ricordare che c’è stato un tempo neanche poi così lontano, in cui le cose andavano diversamente. Gli emiliani si imbarcarono nel tentativo poi fallito di Opa su Bnl con Consorte, il quale andò a bussare anche alla porta di Campaini per ricevere finanziamenti sull’operazione ma ebbe in risposta un secco no, sottolineato da queste parole: Io non ci sto, devi rassegnarti all’idea che non sono scalabile. Successivamente fu proprio a Campaini che si rivolsero i cooperatori emiliani dopo il disastro Consorte-Bnl per la presidenza della loro scatola dorata, Finsoe Spa. Tanto per raccontarla tutta. O quasi.

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all’anima delle Due Coop: Chi Consuma, Chi Produce


Uno pensa: coop rosse. E l’immagine è quella della Toscana e dell’Emilia Romagna, un solido sistema che fonda le sue radici nella tradizione del Pci e di una politica pervasiva nei due territori. E invece no. Perché sono diverse, le coop di qua e di là dell’Appennino. E non solo perché Matteo Renzi «endorsa» quelle emiliane e attacca il presidente («dai tempi di Nixon», come ha malignato il sindaco di Firenze) di Unicoop, Turiddo Campaini, reo di aver investito, secondo Renzi, risorse cooperativo in Mps, con risultati pessimi. Certo, quell’attacco si può leggere in chiave politica (un tentativo di ingraziarsi il Pd emiliano, fondamentale in future primarie) o in chiave amministrativa (con Unipol, legate alle coop rosse emiliane, Renzi dovrà trattare per gestire il futuro dell’area di Castello). Ma quei due mondi cooperativi sono diversi per tradizione, stile. Per numeri, ambiti di competenza. E, forse, anche per futuro.

I numeri

Sui circa 150 miliardi di valore della produzione del sistema cooperativo in Italia (bianco, rosso e «laico») un terzo arriva da quello dell’Emilia Romagna. «Circa 48 miliardi» spiega Vera Negri, la docente universitaria che con Stefano Zamagni (il marito) rappresenta l’economista che meglio conosce questo mondo a livello italiano. Di questi (dati 2011) 32 miliardi di euro vengono realizzati dal sistema cooperativo legato a Legacoop (le «coop rosse»). In Emilia Romagna, questo vuol dire 1.250 imprese, 150mila addetti (85% a tempo indeterminato) e due milioni e 800 mila soci. La Toscana è più piccola, in tutti i sensi: non solo perché il valore della produzione è di 9,2 miliardi di euro, ma perché gli adetti sono di meno: 49 mila. Ed un terzo di questi sono nel settore delle cooperative di consumo (per intenderci, Unicoop e Coop Tirreno). La nostra Regione se la gioca, invece, sul fronte dei soci: solo 100 mila in meno rispetto all’Emilia. Questo significa che dietro i numeri, prima di tutto, c’è una storia ed una natura diversa, del sistema cooperativo.

La natura

Con fare maiuetico, Zamagni ci insegna cosa ha portato a questa situazione. «Qual è il principale contributo della Toscana alla storia del mondo? Il suo civismo, il suo municipalismo» che tradotto in termini negativi, vuol dire anche «localismo». Così, mentre il modello cooperativo emiliano è cresciuto, nel tempo, puntando a realtà aziendali di produzione e lavoro «con alcune eccellenze anche nel settore della meccanica, come la Sac di Imola, la Cmc che fa dighe in tutto il mondo» o la Granarolo (che, non a caso, vorrebbe comprarsi la fiorentina Mukki), le dimensione delle aziende di qua dall’appennino «sono rimaste minori». «Quando vengono a studiare il modello cooperativo, vengono in Emilia dagli Usa, dal Canada, dal Giappone» per questa capacità di unire «dimensioni e modalità cooperativa», spiega Zamagni. La stessa decantata dai premi Nobel Stiglit e Ostrom e dalle Nazioni Unite che ha dedicato il 2012 all’«anno della cooperazione». In Toscana, invece «è prevalsa la cooperativa di consumo». A nord dell’Appennino, quindi, soci che lavorano insieme, che si organizzano in grandi strutture. A sud, invece, realtà più piccole, e soprattutto soci che condividono i consumi. «La differenza — aggiunge Zamagni — è antropologica, sociologica, non politica. La Toscana è la regione dei Comuni, della civiltà cittadina. L’Emilia dei Granducati» insiste Zamagni. Troppo litigiosi per mettersi insieme e pensare in grande, questa la «condanna» toscana.

La diversità

«Non è un caso — insiste Negri — che sia nel nord Europa l’area più “cooperativa” del mondo. E che la regione italiana con il peso maggiore, in rapporto a dimensioni sebbene più piccole, sia il Trentino». Gente che è in grado di gestire meglio organizzazioni complesse. In questa logica, quella della «cooperativa di Rochdale» (la prima aperta nel 1883 in Inghilterra) «i soci si organizzano per autotutelarsi e rispondere ai propri bisogni». Ma il collateralismo con il Pci-Psi prima e (dopo Tangentopoli) con il Pds-Ds-Pd? «Questo collateralismo — è convinto Zamagni — si è concluso con il gennaio del 2011: la nascita dell’Alleanza cooperativa», la nuova associazione di rappresentanza che ha visto insieme Legacoop, Confcooperative (coop bianche) e Agci (movimento cooperativo laico-repubblicano). Ma c’è chi non crede che questa differenza ci sia più concreta.

La tradizione persa

«Solo una foglia di fico». Il giudizio, tranchant, sull’Alleanza cooperativa è di Mario Frau. Ex dirigente piemontese del mondo coop, ha raccontato in un libro dal titolo La Coop non sei tu perché, secondo lui c’è stata questa «mutazione genetica» del mondo cooperativo. Che non risponde più all’esigenza dello «spirito mutualistico» originario. Un esempio? «È scomparso il “ristorno”», cioè la suddivisione degli utili tra i soci-consumatori-produttori alla fine dell’anno, quel «di più» che rendeva diverse le coop di consumo ( delle nove grandi coop solo Coop Adriatica e Coop Estense praticano ancora oggi il ristorno in favore dei soci). E la toscana Unicoop Firenze , insieme ad altre cooperative del sistema Coop Italia, è tra quelle che a suo tempo lo cancellò, «con la giustificazione — spiega Frau — di fare politiche di prezzo inferiori a quelli dei propri migliori competitori: una diversa strategia mutualistica, dare ai soci prodotti che costano meno. In altre parole, offrire un vantaggio subito. È vero, ma solo in parte: sicuramente Unicoop Firenze pratica prezzi bassi, posso dire che in altre cooperative non è così». Ma sono differenti, le coop emiliane da quelle toscane, entrambe al centro di complesse vicende finanziarie (con risvolti giudiziari)? Era poi questa l’accusa di Renzi a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.

I nome e i volti

L’altro scontro è sul rapporto con la vecchia «nomenklatura» del Pci-Pds-Ds-Pd presente nelle coop rosse. E qui Frau è categorico: «La cinghia di trasmissione non c’è più: ora c’è un potere di condizionamento reciproco». E a vedere bene, qui le differenze sono meno palpabili tra Emilia Romagna e Toscana. Perché è vero che Campaini sarà qua «dai tempi di Nixon» e che Cimbri, il quarantenne amministratore delegato con cui Renzi parla anche del futuro di Castello, non fa parte «dell’apparato» del vecchio Pci. Ma è anche vero che pure Unipol può sfoderare un presidente, Pierluigi Stefanini, che è in Legacoop dal 1990 ed è stato prima segretario provinciale del P.C.I. di Bologna, e la toscana alcuni giovani dirigenti (come quello del mondo agricolo, Roberto Negrini, oppure quello della innovativa Cellini di Prato (fotovoltaico, lavoro in mezzo mondo) guidata dal giovane Stefano Ciacci, anche lui, senza un passato «doc» Pd. Insomma, una realtà più complessa di quella che emergeva nell’attacco a testa bassa di Renzi a Campaini. Dal mondo coop toscano, anche ieri, silenzio assoluto. Nè una risposta, nè un commento.

3 aprile 2013

Marzio Fatucchi

Corriere Fiorentino

NUOVO CONSIGLIO DI GESTIONE DI UNICOOP FIRENZE: ESCE MARCO COVELLI, APPENA ENTRATO

I due presidenti di Unicoop Firenze:

Turiddo Campaini (Consiglio di Sorveglianza)
Golfredo Biancalani (Consiglio di Gestione)

La notizia merita una breve introduzione. Unicoop Firenze adotta il sistema duale di gestione da qualche anno, come spiegato nel comunicato che segue dalla stessa Unicoop.
Il Consiglio di Sorveglianza che rappresenta i soci, è nelle mani di Turiddo Campaini, ormai al timone da 37 anni ed in vista del settantunesimo compelanno. Il consiglio di Gestione, nominato dal Consiglio di Sorveglianza, è composto dai manager e può variare da un numero minimo di 5 fino ad un massimo di 9, come da regolamento (art. 29, comma 1).

Fino ad ora, il Consiglio di Gestione era composto da 7 membri, da quando, nel novembre 2010, Riccardo Sani uscì nel tentativo di risanare la sorella di Unicoop, il Consorzio Etruria, con i risultati che sappiamo, e fu sostituito dal presidente della CFT, Giulio Bani, Cooperativa che ha in appalto la stragrande maggioranza delle piattaforme logistiche e dei magazini di Unicoop Firenze.

Con questo avvicendamento si premiò anche il 65enne Marco Covelli, Direttore alla Logistica, che entrò per un ottimo fine carriera, nel sancta sanctorum del Consiglio di Gestione.

Notate il gioco degli avvicendamenti attuali. Il consiglio era formato da 7 elementi. Esce Fabio Tozzini perché va in pensione, entra Marino Gori, ex Businnes, Manager Freschi – Forneria Unicoop Firenze. Ma esce anche Marco Covelli, entrato da pochi mesi. Perché?

E’ strano che Unicoop, a differenza dell’uscita di Tozzini, non dia nessuna spiegazione su quella di Covelli. Non sarà forse per la vicenda che vede due dirigenti di Unicoop Firenze e quattro medici dell’azienda, accusati di aver violato larticolo 590 del Codice penale, ovvero le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, a scapito di sette dipendenti Unicoop?

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Escono dal Consiglio di Gestione Fabio Tozzini, per raggiunti limiti d’età, e Marco Covelli che resta direttore alla logistica. A loro il saluto e il ringraziamento di tutta l’Unicoop Firenze.

Marino Gori è la new entry nel consiglio: giovane ma con lunga esperienza in cooperativa. Con la nomina a vice presidente di Bani e l’ingresso di Gori si abbassa sensibilmente l’età media della nuova gestione: un turn over salutare nel segno della continuità e della professionalità.

Nuovo il Consiglio di Sorveglianza, eletto dall’assemblea dei delegati dell’11 giugno 2011, nuovo anche il Consiglio di Gestione, nominato il 14 giugno nella prima riunione dei “sorveglianti”.
Ricordiamo che nel sistema duale, che Unicoop Firenze ha adottato, il Consiglio di Sorveglianza rappresenta la proprietà della cooperativa, cioè i soci, e che oltre a dettare gli indirizzi generali di politica commerciale, immobiliare e finanziaria, ha il potere di nomina e revoca del Consiglio di Gestione, che rappresenta e governa la cooperativa.

Ecco il nuovo Consiglio di Gestione, composto da sei membri (uno in meno del precedente):

  • Golfredo Biancalani – Presidente, delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società inerenti all’area risorse umane ed a quanto di competenza degli uffici finanziario, controlling commerciale e qualità.
  • Giulio Bani – Consigliere con funzioni di Vice Presidente, delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società inerenti all’area dello sviluppo (comprensiva dei settori sviluppo, patrimonio immobiliare e tecnico), all’area logistica (comprensiva di magazzini, piattaforme della cooperativa e del Centro Freschi di Pontedera) ed al controllo di gestione
  • Piero Forconi – Consigliere delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società dell’area commerciale, al canale minimercati ed al settore vendite su prenotazione.
  • Marino Gori – Consigliere delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società dell’area vendite comprendente i canali supermercati, superstore ed ipermercati.
  • Alberto Migliori – Consigliere delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società dell’area amministrazione.
  • Riccardo Rapi – Consigliere delegato a svolgere tutti gli atti gestionali della società delle aree organizzazione e sistemi e servizi generali.
Escono dal Consiglio di Gestione Fabio Tozzini, per raggiunti limiti d’età, e Marco Covelli che resta direttore alla logistica. A loro il saluto e il ringraziamento di tutta l’Unicoop Firenze.
Marino Gori è la new entry nel consiglio: giovane ma con lunga esperienza in cooperativa. Con la nomina a vice presidente di Bani e l’ingresso di Gori si abbassa sensibilmente l’età media della nuova gestione: un turn over salutare nel segno della continuità e della professionalità.

Nel Consiglio di Sorveglianza segnaliamo i nuovi arrivi:
Giovanni Acquisti (Valtiberina), Moreno Bachini (Fucecchio), Fabio Batoni (Val di Cecina), Dora Donarelli (Pistoia), Rutilio Fioravanti (Valdarno Inferiore), Alessandra Mocali (Barberino di Mugello), Giuseppe Monciatti (Prato), Adriano Sensi (Scandicci), Mario Sorvillo (Valdisieve), Romano Strambi (Impruneta), Lia Vasari (Montevarchi).

Turiddo Campaini è stato confermato presidente del Consiglio di Sorveglianza.

22 giugno 2011

Unicoop Firenze

CAMPAINI (UNICOOP): RIFLETTERE SU CONDIVISIONE UTILI CON I DIPENDENTI

Il nuovo corso di Unicoop Firenze? Le rivelazioni di Campaini

«Un’altra vita è possibile» è il libro che il presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini sta portando in tournée in questo periodo

Le idee che esprime oggi in un incontro organizzato da Cgil, sembrano però andare in altre direzioni

Il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini, parla oggi al convegno organizzato da Cgil su economia e legalità. Dice delle cose importanti e con pochi precedenti in Italia.

Campaini: «C’e’ da fare un passo in avanti, e sottolineo l’utilita’ della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara’ un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese».

Fermiamoci un attimo a riflettere su questa dichiarazione.

Sappiamo della crisi che ci attanaglia, sappiamo di un’inflazione crescente, sappiamo di un’escalation del prezzo delle materie prime. E’ probabile che i consumi ne risentiranno ancor di più in futuro e i risicati utili delle Coop della grande distribuzione (per chi ne fa) si riducano ulteriormente.

Se prendiamo in considerazione l’altra gamba del bilancio delle Coop della distribuzione, il prestito sociale, è possibile che questo si sia assottigliato sensibilmente, sia per la minore capacità di risparmio delle famiglie, sia per una politica remunerativa sui libretti, non certo incentivante. Inoltre Unicoop Firenze, nel caso di specie, si troverà con ogni probabiltà ad aderire ad un aumento di capitale in Monte Paschi, dato che detiene il 3% di quella banca. Un esborso che non è proprio una panacea per la coop fiorentina.

Siamo anche in fase di rinnovo contrattuale, sia nazionale, sia integrativo (Unicoop Firenze e Coop Estense). Questo accade in una fase assai delicata in cui il contratto storico di riferimento, quello del Terziario, è stato firmato solo da Cisl e Uil. Cgil ne è fuori. Si pongono vari problemi. Ecco che il nostro presidente viene in aiuto (?), ma a che prezzo? Quello che si capisce che Unicoop e le Coop sono in difficoltà e la Cgil non scherza.

L’altro precedente recente in cui un manager ha promesso la partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa è Marchionne, giusto subito dopo il referendum di Mirafiori: «Partecipazione agli utili dell’azienda per i lavoratori e un rialzo dei salari («Possiamo arrivare al livello della Germania e della Francia»), anche se condizionato a una maggiore efficienza nelle spese di utilizzo degli impianti. Ma nessuna rinegoziazione dell’accordo raggiunto a Mirafiori («Il discorso è chiuso»), le cui condizioni si estenderanno anzi agli stabilimenti di Melfi e Cassino.

Alla Coop non si inventano mai nulla. Hanno sempre copiato tutto. Il nostro contratto nazionale e gli integrativi, diventeranno una sorta di referendum Fiat per il mondo delle Coop della grande distribuzione. Per far questo manca un ingrediente decisivo. Ancora Campaini: «serve una crescita culturale anche nel mondo sindacale». Ora qui il riferimento è addirittura didascalico. Da sempre Cgil è stata per Unicoop Firenze e per Coop in genere un aiuto più che prezioso.
Ecco che entrambe sono in difficoltà. Allora arriva l’abbraccio che salva capra e cavoli, la gomena gettata ai profughi, ma che salverà pure lo scafista.

Per quanto riguarda l’altra questione posta dal Presidente Unicoop: «Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell’impresa».

Il riferimento all’attualità sarebbe ancora a Marchionne ed in particolare alla partecipazione dei sindacati americani Uaw e Veba (59,2% delle azioni) in Chrysler, ma qui si parla di Coop e non di Spa e Campaini ci fa sapere che è alla Germania (Wolksvagen ad esempio) che guarda, dove i sindacalisti tedeschi siedono nel Consiglio di Sorveglianza delle grandi imprese (però anch’esse Spa), quindi, ipoteticamente, accanto a lui che del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop ne è presidente.

Non ci sembra che Cgil sia molto distante dall’essenza di questo concetto, forse si tratta solo di dettagli e poltrone. Viceversa si dovrebbe ammettere quanto questo sistema sia attualmente eterodiretto e con pochi legami significativi col lavoratore finale e quindi poco funzionale per i dipendenti, prima di procedere ai perigliosi passaggi tedeschi. Anche perché in quei casi, come già detto, si parla di Spa e non di Cooperative. Insomma Presidente Campaini, ha appena scritto un libro in materia, suvvia …

A noi non piacciono le soluzioni pasticciate, le proposte fatte con l’acqua alla gola, le Coop che diventano Spa, ma sulla carta restano Coop, il sindacato che gestisce le Cooperative e siede nel Consiglio di Sorveglianza in pieno conflitto d’interesse, impallidendo Berlusconi.

Vogliamo che ognuno interpreti il proprio ruolo fino in fondo: l’azienda faccia l’azienda, il sindacato faccia il sindacato. Segue agenzia della notizia. I colleghi riflettano.

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La partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa e anche al processo decisionale interno alle grandi aziende è un tema sul quale avviare una riflessione. Lo sostiene il presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini, intervenuto oggi all’iniziativa ‘Soldi puliti.

L’economia della legalita” organizzata a Firenze dalla Cgil. “Oggi, talvolta, sento parlare la parte piu’ illuminata di partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa: vorrei guardare piu’ in la’ ancora, secondo me bisogna darsi traguardi anche piu’ lontani” ha detto Campaini nel corso del suo intervento. “C’e’ da fare un passo in avanti, e sottolineo l’utilita’ della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara’ un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese. Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell’impresa o meno”.

Campaini ha sottolineato che “serve una crescita culturale anche nel mondo sindacale” e ha portato l’esempio della Germania, dove i lavoratori partecipano alle decisioni aziendali: “Quando si fanno raffronti con altri paesi, a fronte di una situazione come la nostra dove si registrano livelli altissimi di disoccupazione, abbiamo una Germania che ha bisogno di mano d’opera – ha detto – Questo accade perche’ al momento in cui c’e’ stata quella che io chiamo la ‘crisetta’ all’inizio degli anni Duemila, loro l’hanno presa sul serio e sono riusciti a mettere insieme tre volonta’, quella del mondo imprenditoriale, sindacale e governativo. Hanno avuto la forza di fare sacrifici per alcuni anni, ma oggi possono constatare che quei sacrifici sono stati un investimento non solo per gli imprenditori tedeschi ma per tutta la societa’”.

14 aprile 2011

AGI

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GIULIO BANI, GIA’ PRESIDENTE CFT, SOSTITUISCE RICCARDO SANI NEL CONSIGLIO DI GESTIONE DI UNICOOP FIRENZE

Novità nella governance di Unicoop: il “facchino” Bani entra nel salotto buono

Unicoop Firenze, CFT, Consorzio Etruria: un giro di poltrone tra aziende cugine. Sono lontani i tempi quando in Unicoop si improvvisò con Armando Vanni alla presidenza del Consiglio di Gestione, poi allontanato senza tanti complimenti e ora emarginato e affannato a salvare la BTP dell’inquisito Riccardo Fusi.

Giulio Bani, ex presidente della CFT, la cooperativa che ha l’appalto di una buona parte dei magazzini Unicoo FI, entra nel salotto buono di Unicoop. Sani ne esce indovinate per far che? Ma il presidente del Consorzio Etruria. Un giro di valzer in famiglia. La presidenza di CFT va a Leonardo Cianchi.

Ecco l’attuale composizione del Consiglio di gestione di Unicoop

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Riccardo Sani a venti anni era già nell’ufficio tecnico della cooperativa. Da allora sono passati più di 35 anni e Sani è arrivato a ricoprire il ruolo di consigliere delegato allo sviluppo. Con lui allo sviluppo l’Unicoop Firenze ha realizzato il primo ipermercato della Toscana, nel 1988 a Massa e Cozzile, e poi una serie numerosa di centri commerciali prestigiosi, ma sempre tenendo conto dei principi fondamentali dai quali la cooperativa non deroga: il minimo impatto ambientale e urbanistico, la ricerca continua di soluzioni efficienti per minimizzare i costi di distribuzione. L’ultima operazione alla quale si è dedicato è l’acquisizione di una catena di supermercati per lo sviluppo della cooperazione su Roma.

Da luglio Riccardo Sani è stato chiamato a presiedere il Consorzio Etruria, che opera nel settore delle costruzioni e che ha bisogno di rilanciare il rapporto con le altre cooperative della Legacoop e di uscire dalla crisi che attanaglia il settore. Un compito difficile per il quale facciamo i migliori auguri a Riccardo.

Lo sostituisce nel consiglio di gestione dell’Unicoop Firenze, Giulio Bani che lascia la presidenza della Cft, una grande realtà della cooperazione toscana e fra i leader delle imprese che operano nella logistica. A Bani un benvenuto caloroso.

Informatore Coop Novembre 2010

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I 70 ANNI DEL MONARCA CAMPAINI



I 70 anni di Campaini, Presidente di Unicoop Firenze da ben 37 anni

Turiddo Campaini, nato a Montelupo Fiorentino il 15 ottobre 1940.

Quindi ieri il nostro Presidente ha compiuto la venerabile età di 70 anni. Se pensiamo che nel 1973, a 33 anni, ha assunto la leadership dell’allora nascente Unicoop Firenze, si può benissimo definire la sua presidenza un trono, perché queste cifre hanno più a vedere con una monarchia che con un’azienda, tanto più cooperativa.

Nel frattempo Unicoop Firenze cerca futuri caporeparto. E con quali caratteristiche? Uno dei requisiti indicati sta proprio nell’età che non deve superare i 29 anni.
Intanto Campaini festeggia i 70 e tra i dirigenti di Unicoop l’età media è ampiamente sopra la sessantina.

Ma sappiamo di vivere in un’azienda piena di contraddizioni: si sponsorizza l’acqua del sindaco e si vendono le caraffe filtranti, siamo contro ulteriori aperture domenicali non perché è ingiusto, ma perché non ci convengono, allora che non apra nessuno e via di questo passo.

Auguri Presidente, ma la canzoncina non te la cantiamo.

FUSI, VERDINI? GLI CHIESI AIUTO

«In Italia funziona cosi’, Lega ha le sue aziende e Pd ha le coop» (Riccardo Fusi)

«Denis Verdini? Si’, gli chiesi aiuto. In Italia funziona in questo modo».

Lo dice in un’intervista al Corsera Riccardo Fusi. L’imprenditore, sotto inchiesta insieme al coordinatore del Pdl, aggiunge: “ma facevo piu’ affari con il centrosinistra. Ogni mattina -afferma- devo spiegare a tutti che io e Verdini siamo amici, non gemelli siamesi”.
In ogni caso Fusi vede nulla di male nel rivolgersi a un politico.
“Perche’ la Lega non ha le sue aziende? -chiede- e il Pd non ha le Coop?”.

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Dice Riccardo Fusi, ex presidente della BTP: «In Italia Funziona così: la lega ha le sue aziende e il PD ha le Coop». Prendiamo atto. Prendiamo atto anche del fatto che si tratta di una persona che ha poco da perdere, ma la dichiarazione non è certo sconvolgente ed è fortemente versosimile. Probabilmente il sistema Italia nell’edilizia e non solo, non si ferma soltanto ai protagonisti che cita Fusi.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE, COMPRESI GLI EX
Ma in toscana ancora più singolare è il caso di Armando Vanni (foto) un uomo per tutte le stagioni e adatto a
qualsiasi tipologia di padrone. Vanni, dopo essere stato Presidente del Consorzio Etruria, diventa Presidente di Unicoop Firenze (consiglio di Gestione) nel 2008, ma è misteriosamente silurato dal boss Campaini appena un 15 mesi dopo. La cosa rimase avvolta nella nebbia, come tante vicende che riguardano Unicoop e il mondo Coop, comunque noi avanzammo la nostra ipotesi.

Ora Vanni guida la supersputtanata BTP dell’inquisito Riccardo Fusi, azienda che attualmente nessuno toccherebbe neanche con un bastone. Alla guida del Consorzio Etruria, non è il caso di far cazzate: un campainiano di ferro, Riccardo Sani,

che lascia così il posto nel consiglio di gestione di Unicoop Firenze, subito ricoperto da Giulio Bani, Presidente della cooperativa CFT che ha in appalto buona parte dei magazzini Unicoop Firenze.


GRANDI OPERE, PISTA SVIZZERA: CACCIA AI CONTI ALL’ESTERO

Armando Vanni, per un breve periodo presidente del consiglio di gestione di Unicoop Firenze

I PM chiedono aiuto a bankitalia: si cercano i soldi delle attività illecite.

La lista dei settantuno: tra i nomi controllati spuntano il presidente BTP Vanni e l’ex commissario Fabbri.

La scia dei soldi porta in Svizzera. Ne sono convinti i magistrati che si occupano degli appalti delle Grandi Opere. E proprio per questo motivo sono state disposte una serie di rogatorie internazionali nei confronti di indagati eccellenti, ma anche di persone che non sono ufficialmente mai entrate nell’ indagine.

Nelle scorse settimane infatti il sostituto procuratore Luca Turco, “al fine di individuar i proventi delle attività illecite”, ha chiesto collaborazione a Bankitalia per sapere se vi siano segnalazioni bancarie sospette che riguardano settantuno nominativi.

E tra di loro spuntano i nomi dell’ attuale presidente di BTP Armando Vanni e dell’ ex commissaria straordinaria degli Uffizi Elisabetta Fabbri, che a questo punto risultano pienamente coinvolti – anche se non indagati – nell’ inchiesta. […]

7 maggio 2010

Simone Innocenti

Il Corriere Fiorentino

PERCHE’ CAMPAINI FECE FUORI ARMANDO VANNI ?

MAGAZZINI UNICOOP: SI PROSPETTA UN CAMBIO ALLA DIREZIONE DELLA LOGISTICA

Lo “storico” direttore alla logistica Covelli starebbe per passare le consegne a Fabio Dal Bimbo

Stando alle voci di corridoio che corcolano da qualche tempo, parrebbe prossimo un cambio alla direzione della logistica dei magazzini Unicoop Firenze.

Il direttore attuale Marco Covelli, che da tempo inenarrabile ricopre il ruolo, starebbe per passare le consegne.

Dovrebbe essere sostituito da Fabio Dal Bimbo, attuale direttore dell’Iper di Sesto Fiorentino. Al suo posto dovrebbe andare Luca Braccesi.

Marco Covelli, ormai 65enne e inserito di recente nel Consiglio di Gestione dell’azienda, non lascia certo un bel ricordo. Rimane il principale artefice della fortissima conflittualità all’interno dei magazzini che dura da quasi un decennio, da quando cioè Unicoop ha cominciato la politica degli appalti. Sua una buona fetta di responsabilità nelle numerose vertenze che hanno contrapposto i lavoratori dei magazzini all’azienda.

Per dovere di cronaca aggiungiamo che le vertenze sono state tutte perse da Unicoop.
Sarà per questo che lo hanno premiato con una poltrona nel Consiglio di gestione?

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PERCHE’ CAMPAINI FECE FUORI ARMANDO VANNI ?



E se le cose fossero andate così?






Questo tema, per i dipendenti di Unicoop Firenze più attenti alle questioni interne della cooperativa e per gli “appassionati” alle vicende di una delle più grandi aziende della toscana, è rimasto un enigma.

Proviamo a dare la nostra interpretazione.

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LA VERSIONE UFFICIALE

“L’addio precoce di Vanni sarebbe legato a forti dissensi sulla linea di gestione dell’azienda che in toscana detiene il primato del fatturato e un organico di quasi 8.000 dipendenti.

Divergenze dovute in gran parte alla particolarissima natura dell’Unicoop, che pure essendo un colosso della grande distribuzione ha radici profonde nel territorio e una mission sociale che la rende diversa da altre imprese.

La differenza di vedute tra Vanni e gli altri consiglieri e tra Vanni e lo stesso Campaini rischiavano, raccontano alla Coop, di paralizzare una serie di decisioni operative legate alla campagna per la diminuzione dei prezzi e ad altre iniziative che non potevano essere rimandate.”

(La Repubblica, 20 marzo 2008)

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QUELLO CHE NON CONVINCE

2 gennaio 2008 – Unicoop Firenze “annuncia” un cambiamento epocale nella governance della cooperativa. Dal classico sistema aziendale ad una sola testa (ovviamente quella di Campaini), si passa al cosiddetto sistema duale, un metodo gestionale innovativo che stride assai con l’attitudine ultraconservatrice di Unicoop.

Questo tipo di governance permette di scegliere i manager a cui affidare la gestione (Consiglio di Gestione) e tenere il controllo tramite l’altro ramo – il Consiglio di Sorveglianza – che risponde alla proprietà (i soci) e che nomina il Consiglio di Gestione e quindi i manager.

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3 gennaio 2008 – Il geometra Armando Vanni, già presidente del Consorzio Etruria, società legata a doppio filo con Unicoop, diventa presidente di Unicoop Firenze.

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30 novembre 2008 – Questa che segue è un’intercettazione telefonica antecedente al 30 novembre 2008, data della pubblicazione del “Corriere Fiorentino”, intercorsa tra Armando Vanni e l’allora assessore Graziano Cioni, all’epoca lanciatissimo per diventare il futuro sindaco di Firenze:

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“Sempre di liste si parla. C’è una conversazione intercettata tra Armando Vanni (uno dei massimi quadri del Consorzio Etruria e attuale presidente del consiglio di gestione di Unicoop Firenze) e Graziano Cioni.

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Cioni: «Abbiamo un sindaco pazzo!».

Vanni: «Diciamo che mi meraviglio».

Cioni: «La follia al potere».

Vanni: «Mi meraviglio che te ne sei accorto ora. Dopo avergli salvato cento volte…».

Cioni: «No, no, io ho tenuto il segreto professionale fino a ora».

Vanni (ride): «L’hai salvato troppe volte».

Cioni: «Eh ho tenuto il segreto professionale. Ascolta, mi fai incontrare qualcuno?».

Vanni: «Lunedì o martedì?».

Cioni: «No, come vuoi te, dai!»,

Vanni: «L’importante deve essere… deve esserci la lista, i numeri di telefono, le persone».”

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Come si può intuire, sono tutti indaffarati per le liste delle primarie, ma non emerge nulla di penalmente rilevante. Tuttavia, è possibile che alle orecchie di Campaini qualcosa, tramite qualche canale riservato sia arrivato, magari in anticipo e che l’abbia inquietato.

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Campaini, uomo da sempre prudente e probabilmente con un fondo di onestà, nonostante l’adesione al Partito Comunista, avverte un pericolo. Si sa che chi lavora con gli appalti è spesso a contatto con assessori, che ci sono scambi di favori dei quali solo una piccola percentuale ha un seguito penale.

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Ma perché silurare Vanni dopo solo 14 mesi? Se c’erano delle “divergenze di vedute” tali da inficiare la sua gestione appena dopo un anno, come sostiene la versione ufficiale data alla stampa, non si potevano evitare questi malintesi? Qualcosa non quadra. E se Campaini fosse stato avvertito che Vanni poteva essere coinvolto, anche indirettamente, in qualche affare non chiaro? D’altra parte le intercettazioni con Cioni (poi inquisito per lo scandalo Fondiaria nell’area di Castello) e la notevole confidenza che anche noi possiamo evincere da quelle poche righe trascritte, non lascerebbero certo dormire sonni tranquilli.

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20 marzo 2009 – Le dimissioni di Armando Vanni dal Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze.

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Se leggiamo le dimissioni imposte da Campaini a Vanni con questa lente, tornerebbe tutto.

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Per ora, abbiamo il lieto fine.